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lunedì 25 settembre 2017

Un viaggio di luce



Vengono e vanno le onde del mare,
trattenendo i primi riflessi
d’un sole che sorge, lassù,
nel cielo dipinto d’azzurro.
Amano giocar con la luce,
che si muta in scintille
luccicanti nell’acqua.
Una brezza dolce e leggera
accompagna al lido marino,
laddove la sabbia è lambita
dalle onde schiumose,
i passi stanchi e lenti
d’una vetusta tartaruga.
Porta nel cuore il sogno segreto
d’un viaggio senza ritorno
al suo montarozzo di terra.
Giunge a fatica sulla riva dorata.
Un’onda pietosa l’accoglie
nell’immensa distesa blu.
Un tuffo, un respiro profondo,
poi si capovolge lentamente e
alza gli occhi al cielo vicino:
un incontro con il suo sole,
ecco la meta è raggiunta.
Inizia, ora, il suo misterioso
viaggio di luce in cui si perde
nell’infinito spazio celeste.

              
                 La memoria del tempo

Un mattino, allo spuntar dell’alba, si schiuse un uovo, nascosto in un montarozzo di sabbia. Comparve una piccola tartaruga. Aprì gli occhi ed ammirò il sole che sorgeva sereno. Fu colpita dalla sua luce che restò fissa nella sua memoria, accompagnandola nel tempo che iniziava a scorrere, fin dai primi albori della sua esistenza. Quanti attraversamenti di buio nel suo percorso insidiato dalla nascita! Quanti gamberi nascosti nella sabbia la costringevano a correre, impaurita, mentre si dirigeva verso il mare! Riuscì a superare ogni difficoltà perché aveva sempre, come punto di riferimento, quella luce che si portava dentro. Anelava incontrarla nuovamente alla fine dei suoi giorni.
Si svegliò un mattino ed era molto affaticata. Si accorse del tempo passato così in fretta. Quanto tempo aveva trascorso dalla sua alba nascente! Ora desiderava tanto intraprendere un viaggio di luce.
         Lasciò la sua terra e si diresse vero il mare, come faceva ogni giorno. Entrò nell’acqua e le onde la trasportarono al largo. Si capovolse, galleggiando sulle onde, e guardò verso il cielo dove vide il sole cha la bagnava di luce. Stava proprio per iniziare il suo viaggio di ritorno a quella luce  benefica che la rendeva felice.

Un giorno verrò da Te,
Dio di luce e mi dirai:
«Vieni, ora vivi il mio tempo!
Io ti colmerò di pace
e ti sazierai della mia gioia!
La tua vita trascorsa
sarà il tuo dono per me,
con ogni segreto nascosto
nel cammino del dolore,
sofferto nel tuo tempo
sulla tua terra ».
Signore, ma è così poco
quello che ti porterò: son come
una testuggine vuota
che galleggia sul mare.
Ti porterò il mio nulla,
ma è così che io voglio
iniziare già, fin d’ora,
il mio viaggio di luce
verso il tuo infinito Cielo.

                                 Incoronata

domenica 10 settembre 2017

Nostalgia del cielo





Oggi è un altro giorno.
Il vento soffia nel nuovo dì
e accarezza l’erba e i fiori
dei campi appena svegliati.
La notte ha spruzzato
la rugiada del cielo che
brilla ai riflessi del sole,
mettendo in luce
infinite gocce d’acqua.
Ognuna inizia una storia
laddove è caduta dall’alto:
l’amore profumato
d’una rosa selvatica;
la dolce consolazione
del papavero rosso;
l’umiltà vera
d’un fiore di malva;
la forza d’animo
d’un fior di camomilla;
l’armonia delicata
del fior di narciso.
Solo un tenero filo d’erba
presenta la sua goccia
assorta nel silenzio,
che pensa, nostalgica,
al suo lontano cielo
                            dal quale è disceso.

Il senso della vita

         «Dove sono? Cosa mi succede?».
         Un po’ stordita dalla caduta dall’alto, una piccola goccia di rugiada si ridesta e s’accorge di trovarsi in un bel prato verde, ammantato di fiori, poggiata su un esile filo d’erba.
        Si guarda attorno. L’immensa distesa le ricorda quella di lassù, prima di precipitare sulla terra. Era un’ampia estensione celeste, immersa nella luce: bellissima! Allora si chiede a che serve la sua vita, quaggiù. Che senso, che utilità, che scopo ha l’essere in questo posto così limitato. Voleva restare lassù come semplice goccia d’acqua, nascosta nella sua nuvola.
       Eppure in quel cielo non era felice.
      Ma ecco che una margherita si specchia in essa per ammirare la sua bellezza e una leggiadra farfalla delle ali colorate, riflette la sua immagine e se ne compiace. La gocciolina di rugiada comprende di essere diventata un riflesso di luce, che mette in risalto la meraviglia delle cose create dal buon Dio. Ora le si avvicina una formica, timorosa, chiedendo da bere. La goccia d’acqua apre il suo cuore al dono fino a sparire, pian piano, in silenzio.
     Nell’ultimo istante rivede quel cielo di lassù e viene riassorbita dalla sua luce. Prova una gioia immensa che non aveva mai sperimentato prima. Le era mancata una cosa per essere felice: l’amore.

Signore del Cielo,
penso ai passaggi     
di questa mia vita:
quante cose incompiute,
trascurate o inadempiute,
perché carenti d’amore!
Ma Tu, Misericordioso,
mi doni la possibilità
di ricominciare con
umili e piccoli gesti
suggeriti dalla grazia,
come segni di bene.
Quando verrò da Te,
continuerò così
fino alla trasparenza
della mia anima,
per meritare la felicità
del tuo Cielo.
                                            Incoronata