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domenica 3 aprile 2016

I frangitempo


« I FRANGITEMPO»


 La discesa era interminabile, ma soprattutto monotona.
        Il sentiero  si snodava in un’ apparente curvatura di cui non ne vedevo la fine. Il cammino era interrotto da una serie di casupole vuote che, a tratti intervallati, apparivano con le loro sagome irregolari e talvolta sbilenche. Il contadino che mi affiancava parlava continuamente della sua vita, di greggi e animali vari che avevano inturgidito la sua storia di ricordi, a me poco interessanti.
Di colpo, come se mi avesse letto nel pensiero mi disse: ׂ« Ti chiedi perché ci sono tutte queste casupole e a che servono ? Questi noi li chiamiamo i “frangitempo” ».
Non riuscivo a capire il vocabolo. Allora fu grande la mia meraviglia quando mi disse: « Li chiamiamo in questo modo perché durante le nostre lunghe discese di rientro interrompono il tempo e ci fanno capire quanto ancora ci manchi per arrivare alla meta. Se tu noti bene, hanno dipinto un numero, che sta ad indicare la distanza che ci separa dall’arrivo. Spezzano la monotonia del tempo del rientro e  rendono meno gravosa la discesa ».

Quella spiegazione mi sembrò fantasiosa, ma mi portò, stranamente, nella mia vita, in cui mi sentivo tediato dal rincorrersi delle stagioni, con il loro lento e prevedibile tempo, in cui mi percepivo immerso come una foglia in mezzo a un rivolo d’acqua. Quante volte desideravo ardentemente vivere l’imprevedibile, la novità, il fatto che mi apparisse senza spiegazioni, ma interrompeva il flusso monotono della storia, donandole novità e freschezza. Tutto questo, però, era valido oppure apparteneva a quella naturale insoddisfazione umana, così pressante e poco significativa, che ha bisogno di stacchi, di nuove suggestioni per interrompere la noia del tempo? Ero trasportato, nelle mie riflessioni, in zone di approfondimenti e di ragioni poco aderenti al momento e al luogo della mia discesa campagnola.
Fu allora che mi balenò l’immagine dell’eternità, come un susseguirsi di esperienze spirituali dove non poteva esserci lo spazio per la noia. Essa era costellata, mi immaginai, da infiniti “frangitempo” che interrompevano il flusso di un susseguirsi di istanti, fastidiosamente ripetuti. Guardai con tenerezza quelle casette e mi proposi di starmene quieto fino in fondo.
La mia fu una discesa silenziosa. Stavo imparando ad apprezzare anche le cose di scarso valore, come quelle casette.
                                                Lorenzo

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