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giovedì 21 aprile 2016

Bastava credere


Il tuo desiderio di vedere Dio
è in rapporto alla tua fede.
Non credere con la ragione,
ma principalmente col cuore. 


Bastava credere in Te per vederti!
Dov’eri, Signore, quando Ti chiamavo? Dov’eri quando ero sofferente ? Non ti vedevo accanto a me, ero solo, in compagnia della mia paura. Dio nascosto, dov’eri?
Attraversavo la prova del dolore a causa di una lunga malattia, che attentava alla mia vita. Nulla mi consolava o mi donava coraggio. Tutte le cose mi si presentavano opacizzate, perfino le persone che mi stavano intorno e avevano cura di me. Com’è triste la tua assenza, o Misericordioso! Perché mi distanziavo sempre più dal mio mondo interiore e dal mondo che mi circondava?
Mi rivolgo a Te, oggi, mentre spunta l’aurora e un lembo di cielo, ancora in ombra, si tinge di rosso. Così la mia anima cerca uno spazio di luce dopo il suo buio.
Tu vieni, ora, dentro di me come luce portante che trafigge la mia oscurità. Bastava credere in Te per vederti e, soltanto in questo momento ti vedo, amato Dio. E’ la mia fede che compie in me il miracolo della guarigione del cuore.
Credo che ci sei, Signore !
                                                             Inco

sabato 9 aprile 2016

Ho sognato di volare


HO SOGNATO
DI VOLARE 

Tutto passa sulla tua terra,
anche le esperienze dolorose che vivi,
a volte, amplificate.
Il Signore ti chiama a volare alto,
per trovare in Lui la tua pace



Ho sognato di volare alto, nel cielo, come un gabbiano e di vedere la terra così distante da lassù, eterno Dio. L’altezza dilatava la mia anima e rimpiccioliva le strade della mia vita, a volte, difficili da percorrere, perché amplificavo dentro di me la sofferenza, in certi momenti.

Si dice che più alto vola il gabbiano, più vede lontano. Mi accorgo solo oggi, che tutto è così riduttivo, che ogni cosa ha il suo vissuto destinato a passare con il tempo, che il reale finisce ma si apre in un’alba radiosa e s’inserisce in un giorno pieno di luce.

E sei Tu, amato Signore, che prepari ogni mio nuovo mattino e mi fai entrare nel tuo splendore.

È in Te che il mio cuore ritrova, poi, la sua quiete.
                                                     Inco

giovedì 7 aprile 2016

Ritagli

RITAGLI

         
         "E ora, che ne sarà di noi? Siamo solo inutili avanzi di cartoncino bianco, che è servito per fare bigliettini augurali".
Si lamentano così, senza trovare consolazione, eppure una mano ingegnosa si offre per decorare una stanza. È di un artista che pensa di realizzare un cielo stellato, immaginando una notte serena.
Egli dice a se stesso:
"Voglio ricavare delle stelle di varie dimensioni".  Quei pezzi di fogli non significano nulla ancora, ma quando le forbici iniziano a ritagliare i contorni, si vedono diversi. Ed ecco tante e tante stelline che vedono ritratta la loro immagine. Sono belle a vedersi e, più ancora, quando sono attaccate al muro. È riprodotta la scena di una notte d’estate. Sembrano stelle vere che brillano nel cielo.
       La fantasia dell’artista dà loro vita e movimento. Si esprime così: "Piccole stelle, che luccicate nella notte, raccogliete le note del mio canto e portatele lassù!  Con esse, componete una melodia che diventi preghiera semplice del cuore, innalzata al Dio nascosto e silenzioso.
       Vi detto io le parole: Tu sai, Dio dell’infinito universo, perché sono nato. Faccio parte del tuo progetto d’amore, a me sconosciuto. Mi ripari all’ombra del tuo cuore e mi suggerisci parole di eternità. Mi chiami e la mia anima ti dice: « Sono tua per sempre », e Tu mi rispondi: «Sì, per sempre, anch’io sono tuo»".

La nostra vita è un ritaglio dal quale il Divino Artista trae fuori un’immagine stupenda.
                                                        Inco




domenica 3 aprile 2016

I frangitempo


« I FRANGITEMPO»


 La discesa era interminabile, ma soprattutto monotona.
        Il sentiero  si snodava in un’ apparente curvatura di cui non ne vedevo la fine. Il cammino era interrotto da una serie di casupole vuote che, a tratti intervallati, apparivano con le loro sagome irregolari e talvolta sbilenche. Il contadino che mi affiancava parlava continuamente della sua vita, di greggi e animali vari che avevano inturgidito la sua storia di ricordi, a me poco interessanti.
Di colpo, come se mi avesse letto nel pensiero mi disse: ׂ« Ti chiedi perché ci sono tutte queste casupole e a che servono ? Questi noi li chiamiamo i “frangitempo” ».
Non riuscivo a capire il vocabolo. Allora fu grande la mia meraviglia quando mi disse: « Li chiamiamo in questo modo perché durante le nostre lunghe discese di rientro interrompono il tempo e ci fanno capire quanto ancora ci manchi per arrivare alla meta. Se tu noti bene, hanno dipinto un numero, che sta ad indicare la distanza che ci separa dall’arrivo. Spezzano la monotonia del tempo del rientro e  rendono meno gravosa la discesa ».