C’era una casetta su, in cima alla montagna, immersa nel silenzio profondo. Era
sorta lassù.
Un tempo fu abitata da persone benestanti e, poi, abbandonata perché
quella solitudine e quel silenzio non erano più un vantaggio per loro.
La casa fece l’esperienza dell’abbandono e del vuoto. Viveva solitaria e triste pur sotto lo sguardo del cielo che la
vegliava dall’alto: di giorno con il suo sole e di notte con la sua luna
e le stelle. Non le mancava nulla per essere felice, solo il calore della
famiglia che l’aveva abitata e poi … trovando di meglio, l’aveva lasciata. Il
cielo divenne distante, troppo distante. E le pietre incominciarono a
sgretolarsi.
Un giorno, una
giovane coppia priva di ogni risorsa, che cercava dimora e aveva come anelito
di vivere nel silenzio, sostò tra le sue mura. Solo i poveri hanno occhi per
vedere le ricchezze che i ricchi abbandonano.
Quanta pace regnò
in quel luogo!
L’amore, poi,
compì il miracolo. Trascorso un anno si udirono dei primi vagiti: era nato un
bimbo e quella dolce dimora si riempì di gioia.
Ora, la piccola
casa sorride felice, mentre racconta alla montagna i suoi intimi segreti: tra
questi la felicità di due poveri cui fu donata la ricchezza della vita.
Ti
prego ...
Mio grande Signore,
ti guardo da quaggiù
e penso che, se anche mi trovassi
sulla cima più elevata di un’altura,
il cielo mi apparirebbe distante,
sempre tanto distante e irraggiungibile.
Mi sentirei solo senza di Te.
I miei occhi non riuscirebbero
ad aguzzare la vista,
onde spingersi
a penetrare le nubi,
per valicare la soglia dell’infinito.
Dove posso incontrarti,
Dio dell’immensità?
Come posso sentirti
vicinissimo a me?
È per questo che
ti sei costruito una casa
sul monte del mio cuore,
dove vieni a visitarmi
e dove già dimori?
La tua presenza è festa per me,
è gioia senza fine,
è sorpresa inaspettata,
è luce che dona alla mia vita
la certezza del tuo Cielo.
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