Mi
sono sempre chiesto come sia stato possibile, centinaia di anni prima di Gesù,
usare queste parole senza che siano state ispirate da quell’alito di vita.
Anche
Maria è rassicurata dall’Angelo: “non temere, l’ombra dell’Altissimo, lo
Spirito Santo scenderà su di te e tu diventerai madre del Salvatore”.
Poi
venne Gesù che spiegò ogni cosa. Senza di Lui non avremmo potuto sapere “chi” è quell’alito, quel soffio
vivificatore. Viene da Dio e, venendo da Dio, è Dio stesso. Un’altra persona
non nel senso di un altro Dio ma di una diversa manifestazione di Dio stesso.
Gesù, infatti, invita gli Apostoli: “Andate
dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito santo”, che possiamo considerare la prima formula
battesimale da cui scaturisce il Credo.
Quando
Gesù inizia la sua predicazione riprende la profezia di Isaia: “Lo
Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio, a proclamare ai
prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista...”. Lo ha ricevuto dal
Padre, quel soffio che lo fa Dio stesso. Poi ne promette la venuta dopo la sua
morte e la sua resurrezione, come dono: “Quando sarò alla destra del Padre, allora
manderò lo Spirito”; “Verrà lo
Spirito e dimorerà con gli Apostoli”; “Insegnerà
ogni cosa”; “Vi ricorderà tutto
quello che vi ho detto”; “Vi condurrà
alla verità tutta intera”. E quando incontra gli Apostoli, dopo la
Resurrezione, dice loro “Ricevete lo Spirito Santo”.
Ecco
perché, anche se solo qualche secolo dopo, alla parola “Spirito” fu aggiunto l’attributo “Agios”, Santo, attributo di Dio. Così nel Credo
Niceno-Costantinopolitano la scarna frase del Simbolo degli Apostoli si dispiega nella più completa descrizione: “Credo
nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal
Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per
mezzo dei profeti”.
Ci sono due dettagli, all’interno di questa affermazione, che
meritano di essere approfonditi.
Il
primo riguarda il “procede dal Padre e
dal Figlio”. E’ una frase aggiunta per contrastare l’arianesimo che non
considerava il Figlio come Dio. Procede dal Padre, viene dal Padre, ma anche
dal Figlio, e solo in quanto egli stesso l’ha ricevuto dal Padre. E’ il mistero
della Trinità che, con la nostra limitata intelligenza, possiamo esprimere come
manifestazione di un’unica Entità, non trovo altra parola per indicarlo, l’unico
Dio che si manifesta nelle tre “persone”,
Dio come Padre che crea la vita, Dio come Figlio che la rivela nel messaggio
evangelico, sempre Dio come Spirito Santo, terza “persona” della Santissima Trinità, che la trasmette a chi crede.
Scrive san Paolo che il Padre “ha mandato
nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio” (Lettera ai Galati 4,6) e
aggiunge “l'amore di Dio è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.
Così lo Spirito Santo, agendo nella storia, ci assicura la presenza costante di
Cristo fra noi confermando la profezia di Ezechiele: “Farò entrare in voi il mio
spirito e rivivrete”.
Oserei
quindi di parlare di tre manifestazioni, di tre “funzioni” di uno stesso Soggetto, non tre dei come asseriscono
coloro che considerano la Trinità, il parlare di tre “persone”, una forma di politeismo, quindi un’eresia.
Il
secondo dettaglio è in quel “con il Padre
e il Figlio è adorato e glorificato” (conglorificatur
in latino) ad indicare la gloria che si dà nella stessa misura alle tre “persone”.
Un’ultima
osservazione riguarda l’aver usato la frase “procede dal Padre e dal
Figlio” (filioque in latino), una frase che nel Simbolo degli Apostoli
non c’era, frase che solo nel 1274 fu aggiunta ufficialmente. Il suo uso
provocò lo scisma con la Chiesa greca (1054), scisma che si consumò perché la
Chiesa d’Oriente riteneva, e ritiene, che lo Spirito “procede” unicamente dal Padre (monopatrismo)
mentre quella Romana sostenne, e sostiene, che
procede dal Padre per mezzo del Figlio.
Negli ultimi decenni la distanza tra le due
interpretazioni si è ridotta, anche se esistono ancora coloro che considerano
il filioque un’eresia. Oggi prevale l’opinione che il filioque non deve essere considerato né un dogma, né una eresia, ma una ammissibile opinione teologica. Sono dispute teologiche che non intaccano il concetto.
Lo Spirito
Santo, che provenga direttamente dal Padre o per mezzo del Figlio, è quella “manifestazione divina” che guida la Chiesa secondo il dettato di Cristo e
viene donato ad ogni fedele attraverso i Sacramenti per rinnovarci, suggerirci
la via del bene e spingere la nostra coscienza ad avere la volontà di
compierlo, sempre liberi di rifiutarci di farlo.
Salvatore