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mercoledì 8 agosto 2018

Il Credo ... Credo nello Spirito Santo - Parte seconda


Mi sono sempre chiesto come sia stato possibile, centinaia di anni prima di Gesù, usare queste parole senza che siano state ispirate da quell’alito di vita.

Anche Maria è rassicurata dall’Angelo: non temere, l’ombra dell’Altissimo, lo Spirito Santo scenderà su di te e tu diventerai madre del Salvatore”.

Poi venne Gesù che spiegò ogni cosa. Senza di Lui non avremmo potuto sapere “chi” è quell’alito, quel soffio vivificatore. Viene da Dio e, venendo da Dio, è Dio stesso. Un’altra persona non nel senso di un altro Dio ma di una diversa manifestazione di Dio stesso. Gesù, infatti, invita gli Apostoli: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo”, che possiamo considerare la prima formula battesimale da cui scaturisce il Credo.

Quando Gesù inizia la sua predicazione riprende la profezia di Isaia: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista.... Lo ha ricevuto dal Padre, quel soffio che lo fa Dio stesso. Poi ne promette la venuta dopo la sua morte e la sua resurrezione, come dono: Quando sarò alla destra del Padre, allora manderò lo Spirito”; “Verrà lo Spirito e dimorerà con gli Apostoli”; “Insegnerà ogni cosa”; “Vi ricorderà tutto quello che vi ho detto”; “Vi condurrà alla verità tutta intera. E quando incontra gli Apostoli, dopo la Resurrezione, dice loro Ricevete lo Spirito Santo.

Ecco perché, anche se solo qualche secolo dopo, alla parola “Spirito” fu aggiunto l’attributo “Agios”, Santo, attributo di Dio. Così nel Credo Niceno-Costantinopolitano la scarna frase del Simbolo degli Apostoli si dispiega nella più completa descrizione: Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.

Ci sono due dettagli, all’interno di questa affermazione, che meritano di essere approfonditi.

Il primo riguarda il “procede dal Padre e dal Figlio”. E’ una frase aggiunta per contrastare l’arianesimo che non considerava il Figlio come Dio. Procede dal Padre, viene dal Padre, ma anche dal Figlio, e solo in quanto egli stesso l’ha ricevuto dal Padre. E’ il mistero della Trinità che, con la nostra limitata intelligenza, possiamo esprimere come manifestazione di un’unica Entità, non trovo altra parola per indicarlo, l’unico Dio che si manifesta nelle tre “persone”, Dio come Padre che crea la vita, Dio come Figlio che la rivela nel messaggio evangelico, sempre Dio come Spirito Santo, terza “persona” della Santissima Trinità, che la trasmette a chi crede. Scrive san Paolo che il Padre “ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio” (Lettera ai Galati 4,6) e aggiunge “l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Così lo Spirito Santo, agendo nella storia, ci assicura la presenza costante di Cristo fra noi confermando la profezia di Ezechiele: “Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete”.

Oserei quindi di parlare di tre manifestazioni, di tre “funzioni” di uno stesso Soggetto, non tre dei come asseriscono coloro che considerano la Trinità, il parlare di tre “persone”, una forma di politeismo, quindi un’eresia.

Il secondo dettaglio è in quel “con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato” (conglorificatur in latino) ad indicare la gloria che si dà nella stessa misura alle tre “persone”.

Un’ultima osservazione riguarda l’aver usato la frase “procede dal Padre e dal Figlio” (filioque in latino), una frase che nel Simbolo degli Apostoli non c’era, frase che solo nel 1274 fu aggiunta ufficialmente. Il suo uso provocò lo scisma con la Chiesa greca (1054), scisma che si consumò perché la Chiesa d’Oriente riteneva, e ritiene, che lo Spirito “procede” unicamente dal Padre (monopatrismo) mentre quella Romana sostenne, e sostiene, che procede dal Padre per mezzo del Figlio.
Negli ultimi decenni la distanza tra le due interpretazioni si è ridotta, anche se esistono ancora coloro che considerano il filioque un’eresia. 
Oggi prevale l’opinione che il filioque non deve essere considerato né un dogma, né una eresia, ma una ammissibile opinione teologica. Sono dispute teologiche che non intaccano il concetto. 
Lo Spirito Santo, che provenga direttamente dal Padre o per mezzo del Figlio, è quella “manifestazione divina” che guida la Chiesa secondo il dettato di Cristo e viene donato ad ogni fedele attraverso i Sacramenti per rinnovarci, suggerirci la via del bene e spingere la nostra coscienza ad avere la volontà di compierlo, sempre liberi di rifiutarci di farlo.
                                                    Salvatore

sabato 4 agosto 2018

Il Credo ... Credo nello Spirito Santo - Parte prima



Credo nello Spirito Santo (in greco “Credo in Spirito Santo”, senza l’articolo determinativo, non terza Persona divina bensì dono di Dio all’umanità). E’ questa la scarna frase che troviamo nel Simbolo degli Apostoli e che ci mette davanti a qualcosa di soprannaturale che non possiamo, e non dobbiamo, cercare di comprendere con concetti puramente umani, stando bene attenti alle parole che usiamo per cercare di esprimerne il significato. Succede sempre così quando parliamo di soprannaturale. Quando parliamo di Dio, di Paradiso, di Ascensione dobbiamo assolutamente evitare di parlarne rappresentandoli come un vecchio dalla bianca barba, un luogo di felicità pieno di vegetazione lussureggiante, paradiso terrestre, o come il salire di Cristo nel cielo azzurro avvolto nelle nuvole.

Per questo, il mio personale modo per tentare di intuire più che comprendere il concetto di Spirito Santo è, come negli altri casi, partire dalla Bibbia, dalle parole umane lì usate e tentare di leggerle non con significato umano, terrestre, ma come parole umane usate per rivelare il soprannaturale.

E’ proprio nel primo versetto della Genesi che si parla di “Spirito”, senza spiegarlo, (In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”). Poco dopo (Gn 2,7), descrivendo la creazione dell’essere umano, ecco la spiegazione: Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Lo Spirito di Dio è quindi il “soffio” che crea la vita. La parola ebraica è “Ruah”, tradotta in greco con “pneuma” e quindi “spirito”. Ruah Jhawe è lo Spirito di Dio, il soffio, “l’alito di vita” grazie al quale l’uomo non diventa soltanto essere vivente, ma viene dotato di anima e reso “a immagine e somiglianza” del suo Creatore.

Scrive Benedetto XVI (“In principio Dio creò il cielo e la terra”, pag.15): “Queste parole iniziali della Sacra Scrittura risuonano sempre al mio orecchio come il rintocco festoso di una vecchia grande campana che, stupendo e solenne, tocca il cuore e fa presagire qualcosa del mistero dell’eterno”.

Furono i profeti a riprendere quel “qualcosa”, quella parola, “spirito”. Isaia (capito 11) profetizza: Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse e un virgulto spunterà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Notare che spirito è fin qui scritto in minuscolo. Quello spirito che aleggiava sulle acque non era ancor conosciuto come Spirito, per di più Santo, come sarà rivelato dal Cristo Gesù. Ci si poteva interrogare sul “che cosa” fosse quello spirito, non “chi” fosse.

Neppure Ezechiele sapeva trattarsi dello Spirito Santo quando (capitolo 37, 5-6) vede un campo pieno di morte (metafora dell’uomo morto in quanto peccatore) e “vede” Dio che proclama, oracolo del Signore: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete” … “metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivretee ai successivi versetti 12-14: apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò.
                                                      Salvatore