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martedì 25 dicembre 2018

Nasce



Nasce nel buio, ma c’è tanta luce … Non dice una sola parola perché le pronuncia tutte, quando dice da sempre: <<Io ti ho amato!>>.

E quei suoni annunciano l’eterna sinfonia di un Dio che ti parla di tenerezza. E lo fa sul letto di paglia, dove ogni parola acquista l’intensità del bene, mentre ti parla d’amore.

Il vero amore si nasconde nella povertà di quella paglia, sulla quale nasce un Dio bambino che si offre come pane di eterna vita, per comunicarti la sua bontà infinita.



Ecco il mio augurio:



Nella notte in cui nasce il Bimbo Gesù, anche le mie parole esprimono amore per Te.

                                                      Lorenzo




lunedì 24 dicembre 2018

Tu sei venuto





Ed ecco che si spengono le ultime luci del giorno e, pian piano, si accendono altre luci. Il tempo si affretta verso la mezzanotte. Da lontano, mi giunge l’eco di una voce festosa:

<<Corri! Vieni, è nato Gesù!>>.



Corro subito a cercarlo, imboccando un lungo sentiero nascosto. Assorto nel silenzio, muovo i miei passi, iniziando la ricerca. Con gli occhi fissi al cielo, porto nel cuore l’unico desiderio che è quello di trovare il mio Dio. L’aria della notte, mi pare si riempia di stelle che mi fanno da guida nel mio andare.



D’improvviso intravedo un chiarore tra gli alberi. Allungo il passo ma … non arrivo mai alla meta anelata. Mi perdo in quel chiarore che mi precede, senza approdo. Nel mio smarrimento e stupore ti prego, Signore: dove sei? Dove posso cercarti? Chiudo gli occhi, stanco del tanto camminare. 
 

Ed è allora che ritrovo, nel mio cuore, quel bagliore che si distanziava da me nel cammino, rendendosi irraggiungibile. Solo dentro di me sono giunto alla meta tanto attesa.



Ora ti vedo, mio Gesù, adagiato sulla paglia, in questa greppia. Ho faticato cosi’ tanto a cercarti!



Io Ti ho trovato e sei qui con me. Io Ti cercavo lontano e Tu mi attendevi nella mia terra che hai reso Tuo cielo.

Sei nato povero ed umile per propormi il dono della salvezza.



Penso e guardo alla mia vita redenta dal Tuo amore. Per questo Tu sei venuto, come uomo, nel mio mondo, deponendo la veste della Tua divinità.

Sei voluto entrare nel mio buio e hai voluto indossare la mia veste, per rivestirmi della Tua veste di luce.



Un augurio affettuoso



                                               Incoronata








lunedì 3 dicembre 2018

Non dimenticarmi


È cessato il fuoco dei cannoni sulla bruna collina ed è sceso il silenzio. Il sole, alto nel cielo, raggiunge con i suoi raggi un angolo martoriato di terra, dove giace, gravemente ferito, un giovane sol-dato. Egli detta le sue ultime parole ad un amico che sta al suo fian-co, come un memoriale per il suo figlioletto: è la lettera di un padre morente che non conoscerà mai il suo piccolo, né lui conoscerà il volto di suo padre.

        « Figlio mio,
è trascorso del tempo da quando sei nato. Quel giorno, io non c’ero ad accoglierti, mio malgrado. Mi hanno richiamato al fronte non appena mi avevano dato la licenza. Ho dovuto impugnare il fucile e ripartire, ma ti portavo nel cuore, piccolo mio, promettendo di tornare da te e difenderti nel corso degli anni, come ho difeso la mia Patria. Non potendolo fare in terra ti do la mia parola di farlo da lassù, spero in Cielo. Mi hanno ferito a morte mentre pronunciavo il tuo nome. Ti lascio in eredità questi miei pensieri: sia sempre diritta la tua strada. Preparati ad affrontare la vita da vero uomo: sii forte nelle difficoltà, onesto nel lavoro, paziente nelle vicissitudini. Impara ad essere saggio e ad amare la natura come prezioso dono di Dio. Ama questa umanità comprendendo le sue debolezze e perdonando le sue violenze. Abbi cura di te stesso, di tua madre, ma soprattutto ama Dio su ogni cosa, come tuo respiro. Ringrazialo per averti dato a me come figlio, ed io a te come padre. Portami sempre nel tuo ricordo, anche se un giorno avrai, forse, un altro padre accanto a te, premuroso nell’amarti ed aiutarti e tu ti lascerai introdurre da lui nel percorso della tua vita adulta. Io, allora, sarò lontano del tuo mondo visibile, però tu sarai presente sempre nel mio cuore, perché ti amo.
         Stringo, ora, nella mia la tua piccola mano, figlio mio.
         Non dimenticarmi mai!
                                                                  Tuo padre ».

         Il sole si avvia intanto verso il suo tramonto, portando con sé l’ultimo respiro dell’uomo morente, che inizia la sua salita verso la Patria Celeste, dove Dio l’attende.







 








Ti prego …
Non dimenticarmi, Signore,
nei momenti bui della mia vita
quando, perso in me stesso,
mi sfugge la certezza
del tuo essere presente in me.
Non dimenticarmi, mio Dio,
quando il mio cuore
si lascia rapire, da stolto,
la speranza del tuo amore
e gli occhi della mia mente
non varcano l’orizzonte della fede.
Non dimenticarmi, Bontà Infinita,
se ti dimentico in me
e se, vinto dalla debolezza,
spengo nel cuore il coraggio
di lottare e di vivere.
Non dimenticarmi, Dio di perdono,
se non perdono gli altri in Te
e li lascio fuori dal mio essere
ad attendere, senza pietà.
Non dimenticarmi mai
quando non t’amo come mio Dio
e antepongo a Te un altro dio.
Raccogli, ti prego, nella mia anima,
le briciole d’amore
sparse nell’intimo per Te
perché, in fondo, io sono tuo
e Tu sei sempre il mio Dio.
                                              Incoronata

sabato 24 novembre 2018

Volare in alto

Portare in alto tracce di Cielo
che non si consumano nel volo

Due aquile volavano alto, una più dell’altra, e guardavano la terra con gli occhi di chi ha visto le alte cime. Ricordavano quei bei momenti nei quali la neve imbiancava ogni loro pensiero, rendendolo luminoso. Più in basso, c’era il lago che veniva contemplato come uno specchio, nel quale si riflettevano i loro pensieri alati che trasci-navano, nelle altezze, il bianco candore di tante vette. Era il loro pa-radiso fatto di molte altre presenze alate mentre, nel loro cuore, si stagliavano lontano altre vette innevate. Portavano, trasfigurati, i loro paesaggi celesti, pieni di canti, colori e profumi.
Le aquile non arrestavano il volo, ma si trascinavano dietro tessuti di paradiso. In mezzo a tanta bellezza c’era il canto di una ci-cogna che non cessava di stupire il circondario con il suo canto deli-cato. L’aquila che volava più in basso sentiva di riflettere solo un paesaggio fatto di vigneti e campi arati e altro non capiva se non quel messaggio terrigeno, rappresentato da uva e semi germogliati dalla terra. L’altra, invece, aveva nel suo cuore il biancore delle montagne e altro non voleva se non parlare di candide cime che le trasferivano, nell’intimo, il sapore del paradiso. Volavano continuamente portan-dosi dietro la bellezza delle cose vedute.
Così è la nostra anima, fatta di cose terrene e di valori superiori intraducibili, ma presenti realmente nell’intimità dello spirito umano.
Il volo delle aquile continuò tutto il tempo, trascinandosi anco-ra dietro amore e desiderio. Alla fine avevano portato nel loro volo pezzi di Cielo con aspirazioni che andavano oltre i sensi.
















Domande:
Cosa stai trasportando tu?
Ci sono in te tracce di Paradiso: bellezza, ordine, gusti vari?
Tu cosa porti nel tuo cuore: pezzi di terra o di Cielo?
                                                               
                                                                  Lorenzo