( Anche la fantasia può condurti alla riflessione.
Questo è un semplice racconto che ha uno sfondo di verità. In esso c’è tutto
l’amore di Dio per te ).
Il sole ha già
terminato la sua corsa diurna ed è scesa la sera con le sue ombre che si
allungano. Nel cielo, che ora si trapunta di stelle, la luna inizia il suo
percorso notturno. Con la sua luce stana tutti i luoghi bui, curiosa di
scoprire quali segreti nascondono. D’un tratto si ferma, turbata, in cima ad un
monte dove s’innalza al cielo una croce. Ma non riesce a capire, non sa che un
tempo è stato crocifisso il Figlio di Dio. Sosta a lungo in quel luogo che sa
di dolore, di ricordi tristi, di passaggi silenziosi, di preghiere sommesse, di
vita e di morte. Si domanda, con trepidazione, com’è finita quella storia
lontana. Si rivolge, allora, alle stelle perché, forse, quella notte essa era
assente nel firmamento.
Una stellina
racconta l’accaduto. Proprio in quella notte, cercando Gesù, l’aveva incontrato
sulla croce e l’aveva vegliato, appostata sulla cima. Era un uomo venuto dal
Cielo, il Figlio di Dio, l’Innocente tradito, abbandonato, rinnegato, torturato
da uo-mini empi e, da loro, condannato e crocifisso. Poi, è stato sepolto da
chi lo amava. All’alba seguente è risorto, in una luce splendente di gloria.
La luna ascolta
commossa e corre subito a nascondersi dietro una nuvola. Non osa splendere in
quel cielo, ricordando la notte dolorosa del suo Dio.
Io, invece, chiedo
a me stesso: ‘Dimmi, ti manca forse la memoria viva di Gesù che ha dato la sua
vita per te, nelle tue notti buie? Eppure la sua morte ti ha meritato la
salvezza e il suo amore immenso ti ha aperto le porte del suo Regno!’
La natura porta
impressa in sé l’immagine del suo Creatore, così come anche tu porti impressa,
nel tuo cuore, l’immagine del tuo Redentore. Non dimenticarlo mai!
Ora
so, mio Gesù,
che
mi è mancata
la
memoria di Te,
nelle
mie notti buie.
Fuggivo
dalla tua luce
che
portava allo scoperto,
le
mie defezioni.
Ti
allontanavo da me,
perché
mi sentivo abbandonato.
Come
ho potuto dimenticare
il
tuo paziente operare,
nell’intimo
del mio essere?
Ma
Tu, dov’eri, Signore,
quando
Ti cercavo
in
ogni mio dolore?
Dove
ti nascondevi
quando
ti chiamavo,
senza
aver risposta?
Perché
indugiavi
nel
venirmi incontro,
tacendo
con parole
di
misterioso silenzio?
Mi
ricordo di Te, Gesù,
soltanto
ora e Ti guardo,
memore
del tuo dolore.
Dall’alto
di quel legno
dove
ti ho inchiodato,
volgi
a me gli occhi tuoi pietosi.
T’incontro
nella mia solitudine
che
diventa mistero con la Tua.
Ma
siamo insieme.